Stefano Brecciaroli (50 anni) è un uomo di cavalli. Soprattutto questo. La sua è una carriera – una vita, meglio – piena di esperienze importantissime vissute ad alto livello internazionale sia in salto ostacoli sia in completo, ma è innegabile che sia proprio quest’ultima disciplina quella che lo caratterizza maggiormente agli occhi del pubblico degli appassionati, dei tifosi e degli addetti ai lavori. Inevitabile che sia così, del resto, dopo averlo ammirato in campo tra il 2002 e il 2021 in cinque Olimpiadi, tre Campionati del Mondo e cinque Campionati d’Europa… di completo, per l’appunto.
Dentro questa storia sportiva bellissima c’è un risultato in particolare che rende Stefano Brecciaroli protagonista di un record tuttora imbattuto: è lui infatti il detentore del miglior risultato individuale ottenuto da un atleta italiano in un Campionato d’Europa di completo nell’intera storia dello sport equestre azzurro. Si tratta del 5° posto ottenuto in sella ad Apollo van de Wendi Kurthoeve nell’appuntamento continentale di Lumuehlen 2011 alle spalle di quattro concorrenti tedeschi tra i quali il formidabile Michael Jung (vincitore su Sam), poi Sandra Auffarth, Frank Ostholt e Dirk Schrade.
«Avevo notato questa cosa, ma il mondo dello sport va molto veloce e non c’è molto tempo per fermarsi e riflettere su aspetti statistici come questo… ».
Però è un po’ più di un… aspetto statistico: è a tutti gli effetti un record per il completo italiano!
«Sì, certo. Diciamo che i record dovrebbero indurre gli atleti a guardare avanti più che indietro: dovrebbero essere considerati non come punti di arrivo ma piuttosto di partenza per riuscire a migliorare sempre di più, a fare sempre meglio, come stimolo per nuove sfide e nuove imprese».
Che valore ha avuto per lei un risultato come questo?
«Direi che rappresenta il periodo forse migliore di Apollo, iniziato l’anno prima con il Campionato del Mondo di Lexington, poi proseguito con le Olimpiadi di Londra, poi Badminton… una serie di ottime prestazioni».
Oggi a distanza di anni come ricorda quel Campionato d’Europa?
«Dopo il Campionato del Mondo c’era la voglia di esaltare le qualità di questo cavallo e del binomio che avevo formato insieme a lui grazie a un’intesa molto bella sotto tutti i punti di vista. Mi sono trovato a Luhmuehlen, in Germania, al cospetto di cavalieri tedeschi fortissimi, in una gara di altissimo livello… e ci tenevo particolarmente a dare il meglio di me, a concretizzare tutto il lavoro fatto negli anni con Apollo. Alla fine sono finito molto vicino a quattro tedeschi fortissimi: sono stato in gioco fino all’ultima barriera per cercare di conquistare una medaglia».
In quel momento era consapevole di aver stabilito il miglior risultato individuale azzurro in un Campionato d’Europa?
«No, assolutamente. Non ci ho proprio pensato. Ho solo pensato di aver fatto una buona gara e quindi ero soddisfatto per questo. In Germania, al cospetto di cavalli e cavalieri molto forti, grandissimi professionisti… il confronto è stato davvero di alto livello, veramente di alto livello, è questo soprattutto che mi ha fatto essere soddisfatto. Allo stesso tempo però consapevole del fatto che mi mancava ancora qualcosa per essere più in alto in classifica, quindi la mia mente era già rivolta a trovare la soluzione che mi permettesse di essere ancora più competitivo».
Tra i migliori risultati individuali stabiliti da cavalieri italiani prima del suo c’è stato anche l’8° posto nel 1954 di Adriano Capuzzo, il suo maestro…
«Normalmente infatti è quello che qualunque vero maestro ricerca nel proprio allievo: essere superato da lui. E Adriano Capuzzo è stato un vero grande maestro».